martedì 24 novembre 2009
Giroscopio elettrico
Nell'immagine, pubblicata su La Scienza per tutti (I, 1879, n. 14), un giroscopio elettrico. Lo strumento era soprannominato il "paradosso della meccanica", in quanto sfuggiva all'influenza della gravità, pur dipendendone. Quello comune, di giroscopio, appariva come una sorta di trottola. Era, infatti, composto di un disco pesante in bronzo infilato sopra un pernio, le cui estremità si poggiavano sopra un anello d'ottone, in mezzo al quale il disco girava, appunto come una trottola. Per renderne il moto più duraturo, Hopkins lo collegò all'elettricità, come appare nella figura. Sul piedistallo trovano posto i cilindri che ricevono i fili della batteria: il primo è collegato alla colonna acuminata, mentre il secondo lo era con il recipiente di vulcanite tramite un filo al mercurio. Calamita, disco e tutte le parti collegate potevano muoversi in qualunque direzione attorno alla punta della colonna. L'invenzione testimoniava sia la persistenza con la quale un corpo che subisce una rotazione si mantiene, nonostante la gravità, sullo stesso piano di rotazione. Sia l'esito dell'azione combinata di due forze tendenti a produrre rotazioni attorno a due assi che, pur posti nello stesso piano, sono separati.
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